Il momento delle scelte sta arrivando anche per l’Europa
L’alto rappresentante dell’UE per la politica estera e la sicurezza Josep Borrell, in una dichiarazione scritta, ha condannato i metodi americani per influenzare l’Unione Europea in merito al gasdotto Nord Stream 2 fra Russia e Germania sul Baltico:
“Sono profondamente preoccupato per il crescente uso di sanzioni o la minaccia di sanzioni da parte degli Stati Uniti contro le società e gli interessi europei. Abbiamo assistito a questa tendenza in via di sviluppo nei casi di Iran, Cuba, del Tribunale penale internazionale e, più recentemente, nel caso del Nord Stream 2 e del flusso dalla Turchia”. <…> La politica europea dovrebbe essere determinata qui, in Europa, e non da paesi terzi. Nei casi in cui gli obiettivi della politica estera e di sicurezza sono comuni, è molto prezioso il coordinamento di sanzioni mirate con i partner. Abbiamo visto molti esempi positivi di questo e continueremo a coordinarci ovunque possibile. E dove ci sono differenze politiche, l’Unione europea è sempre aperta al dialogo. Ma questo non può avvenire sullo sfondo della minaccia di sanzioni “.
I media americani, in particolare l’agenzia di informazione commerciale Bloomberg , hanno già scritto che la Germania sta prendendo in considerazione sanzioni di ritorsione contro gli Stati Uniti per rispondere alle sanzioni contro Nord Stream 2 e impedire agli Stati di interferire nella politica energetica europea.
Se questo si verificherà, come tutto lascia supporre, sarà un grande “strappo” nelle relazioni Euro Atlantiche che avviene nel momento di massima tensione fra gli Stati Uniti ed il blocco Russia-Cina.
In particolare questa vicenda segna inevitabilmente il divario di interessi fra l’Europa e gli Stati Uniti, che prima o poi doveva emergere per effetto della politica attuata dall’Amministrazione Trump che danneggia gli interessi europei.
In effetti la subordinazione totale degli alleati europei alle direttive USA inizia a trovare motivi di differenziazione proprio in Germania, in quanto ci si rende conto che, sottomettersi alle iniziative di Washington, significa privarsi di una prospettiva di sviluppo che è essenziale per mantenere la Germania nel novero delle grandi potenze.
L’ossessiva campagna antirussa condotta dall’amministrazione USA, con le sanzioni rinnovate ed aggravate, ha prodotto molta insofferenza negli ambienti politici ed economici della Germania per i danni che ne sono derivati all’economia tedesca che, comunque, è riuscita in molti casi ad aggirare tali veti.
Ad aggravare la situazione ci sono le continue provocazioni militari che la NATO attua in vicinanza delle frontiere russe.
Il gasdotto Nord Stream 2, che porterà il gas russo in Europa, è una scelta di politica energetica di Berlino, spinta dalla necessità di alimentare energeticamente le sue industrie in modo diretto ed economico. Non è possibile tollerare l’interferenza degli USA in questo campo, come la stessa Merkel ha sottolineato, dichiarando che la Germania ha diritto di decidere la propria politica energetica.
La minaccia di Trump di ritirare circa 15000 soldati USA dalla Germania non ha impensierito il governo di Berlino che ha rifiutato di modificare il suo bilancio di contribuzione alla NATO nella misura richiesta dal presidente USA.
Un ulteriore motivo di scontro con Washington si trova nella cooperazione economica aperta fra la Germania e la Cina, che agli occhi di Washington, ha la colpa del suo successo economico.
L’idea originaria degli strateghi nordamericani di trasformare la RPC in una colonia economica americana è chiaramente fallita. Gli investimenti occidentali riversati sul grande paese asiatico hanno portato alla creazione di un avversario che mina direttamente l’egemonia globale degli Stati Uniti. L’Amministrazione USA tenta di fermarne la crescita conducendo una guerra ibrida che non ha prospettive di successo.
L’Europa si trova al centro di questa contesa e non può non prendere una posizione dato che rappresenta il terzo polo economico fra le due superpotenze.
La vecchia prassi dell’Europa di vivacchiare all’ombra della superpotenza USA oggi non paga più. I disastri provocati dalle politiche aggressive degli USA hanno già prodotto molti danni che si sommano a quelli derivanti dal sostegno al terrorismo islamico sempre più minacciosamente vicino alle coste sud dell’Italia, tramite l’espansionismo della Turchia di Erdogan. La situazione in Libia lo dimostra in modo plateale.
Ne consegue che il litigio tra Germania e USA potrebbe essere l’occasione per ridefinire una politica europea che fino ad oggi è mancata. Arriva il momento delle scelte. Sapranno coglierlo gli attuali leader europei?