Il ramoscello d’ulivo turco

 

Il ramoscello d’ulivo turco

Si è avviata ormai da più di due settimane l’Operazione Ramoscello d’Ulivo dell’esercito turco contro i curdi del cantone di Afrin. Lo spiegamento di forze messe in campo da parte della Turchia conta un massiccio coinvolgimento di mezzi corazzati e aviazione, quest’ultima impegnata da giorni in incessanti bombardamenti dei depositi di armi curdi. È incredibile, ma un alleato degli USA attacca un altro alleato USA in territorio terzo. Questo spiega l’imbarazzato e imbarazzante silenzio della Casa Bianca su questa operazione. Imbarazzo che determina ovviamente il conseguente silenzio stampa dei nostrani mezzi d’informazione. Oltre oceano si era sperato che le forze YPG potessero essere la nuova pistola da utilizzare contro la Siria, in sostituzione dell’ISIS ormai sconfitto. Ma la Turchia, viste le turbolente minoranze interne al proprio territorio, non è più disposta a tollerare che i curdi abbiano un guinzaglio troppo lungo. Per Washington, non indispettire Erdoğan ed il suo paese, partner fondamentale di quell’abominenevole braccio imperialista sotto forma di alleanza militare che è la NATO, è molto più importante che mantenere un apparente coerenza di comportamenti nei confronti dei curdi. Sul campo si contano già diverse centinaia di perdite dovute ai bombardamenti dell’aviazione turca e, secondo alcune fonti, richieste di aiuto dei vertici politici locali curdi al governo di Assad che ha risposto permettendo ad alcuni rifornimenti provenienti da Kobane di raggiungere Afrin. Ormai non dovrebbe sorprendere ma gli americani, con un atteggiamento spiccatamente da alleato ed amico, hanno vietato alle forze YPG schierate ad est dell’Eufrate di correre in aiuto dei loro commilitoni ingaggiando battaglia contro i Turchi, pena la soppressione del programma di rifornimento di armi che permette alle forze curde ingenti quantitativi di risorse belliche. Siamo alla comica finale. È chiaro che il governo centrale di Damasco non risponderà concretamente alle richieste d aiuto dei curdi fino all’assicurazione di un loro rientro sotto le insegne governative o un loro disarmo. Probabilmente si dovranno però aspettare che le tensioni fra curdi e USA esplodano, cosa destinata ad accadere vista la spietata presa di posizione assunta dagli americani per non infastidire Erdogan. A questo punto, visto anche il buon esito che stanno avendo le manovre dei governativi nel governatorato di Idlib, Assad dovrà fiutare l’aria e cogliere la palla al balzo nel momento propizio. Certo un compito, quello di sfasciare l’alleanza YPG-USA non facile, ma il leader ba’th ha già dimostrato in passato di non essere uno sciocco. Nel frattempo è stata preannunciata da Ankara una diversa offensiva su Manbij che surriscalderà ancora di più gli animi e volgerà nuovi cuori verso Damasco.

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