Il sogno che non c’era (seconda parte)

 

Il sogno che non c’era (seconda parte)

La Svezia e il fallimento della società multietnica (seconda parte)

Le donne svedesi non si sentono più al sicuro e i fatti di Malmo, checché se ne dica, sono un fatto incontrovertibile. Esiste però un legame fra l’aumento degli stupri e l’immigrazione ?

Il rapporto del Bra menzionato nel precedente numero non accenna (volutamente?) alle origini degli stupratori; per trovare l’ultimo rapporto di ricerca sui crimini commessi dagli immigrati dobbiamo tornare nel 2006: secondo  Ann Christine Hjelm della Karlastads University, nel 2002 l’85% di coloro che sono stati condannati ad almeno due anni di carcere dalla Svea Hovratt – la corte d’appello svedese- erano nati all’estero oppure erano immigrati di seconda generazione.Se andiamo ancora più  indietro nel tempo, un rapporto del 1996 dello Swdish National Council for Crime Prevention è giunto alla conclusione che gli immigrati provenienti dal Nord Africa (Algeria, Libia, Marocco e Tunisia) erano 23 volte più inclini a commettere violenze sessuali rispetto agli svedesi, gli uomini del resto dell’africa 16 volte, gli iracheni 20;  senza dimenticare che dal 1995 al 2000 è aumentato il numero degli stupri di gruppo, un modus operandi che secondo la giornalista Ingrid Carlqvist era praticamente sconosciuto nella storia criminale svedese. Uno dei peggiori casi è stato quello di una trentenne violentata da otto uomini in un centro di accoglienza per richiedenti asilo, nella tranquilla (?)cittadina del Mariannelund. E oggi? Risulta evidente a chiunque abbia un minimo di buon senso che da parte delle autorità governative ci sia la volontà di coprire eventuali correlazioni fra violenza sessuale e immigrazione e lo dimostra sia la difficoltà nel reperire dati ufficiali più recenti sia il rischio  di essere processati e condannati per  “denigrazione dei gruppi etnici” (hets mot folkgrupp), come nel caso di Michail Hess, politico locale del Partito dei Democratici svedesi, nel momento in cui si volesse porre all’attenzione dei media e della popolazione la questione.

 Per lo stesso motivo è avvenuta una vera e propria damnatio memoriae nei confronti della Calqvist, una delle poche giornaliste ad aver avuto il coraggio di stracciare il velo di omertà e collusione sotto al quale il governo pensa di nascondere un altro problema, il più importante: il fallimento della società multiculturale e multietnica auspicata dalla socialdemocrazia svedese che, per citare sempre la Carlqvist, ha trasformato la Svezia in Assurdistan.

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