L’asse della resistenza manda in frantumi la strategia del caos

 

L’asse della resistenza manda in frantumi la strategia del caos

L’ultima fase degli avvenimenti in Siria, con l’annientamento ormai definitivo dei gruppi terroristi armati ed appoggiati da USA ed Arabia Saudita, con la realizzazione di uno scudo difensivo fornito dai russi (missili S-300) che impedisce a Israele di continuare i suoi attacchi contro il territorio siriano, hanno messo allo scoperto il fallimento del piano di smembramento della Siria concepito dagli strateghi di USA.

Tale sconfitta rappresenta il fallimento del tentativo di Washington di imporre il suo “Ordine Globale”.  

 Un piccolo paese con la sua ostinata ed inaspettata resistenza, con l’aiuto dei suoi alleati, Hezbollah e l’Iran (e la Russia in ultimo), ha mandato a monte il piano strategico di Washington ed ha fatto perdere agli USA credibilità e prestigio anche di fronte ai loro vecchi alleati (Turchia in primis).

Tutto questo avviene mentre la vittoria in Siria ha determinato due importanti effetti:

1) l’avvento sullo scenario internazionale della Russia come nuovo protagonista;

2) la creazione di un Asse della Resistenza costituito da Siria-Iran-Hezbollah (a cui si è unito anche l’Iraq).

Dovrà iniziare adesso una nuova fase della crisi siriana: la ricostruzione del paese a cui è interessata anche la Cina.

Il tentativo della élite di potere di Washington di assediare l’Iran con le sanzioni ed il blocco del suo petrolio è di fatto una reazione alla sconfitta subita ed è un tentativo destinato all’insuccesso.

L’operazione in Siria era diretta a spezzare i legami di Damasco con Teheran, favorire la realizzazione del gasdotto con il Qatar, spezzando l’unità dell’Asse della Resistenza e favorendo il nuovo assetto regionale teorizzato dagli strateghi di Israele e degli USA, progetto che prevedeva lo smembramento della Siria e dell’Iraq.

Per raggiungere questo obiettivo Washington ed i suoi alleati non hanno esitato ad adottare la mistificazione delle armi chimiche utilizzate dal regime di Bashar al-Assad, un’accusa ripetuta a più riprese e sempre smentita da investigatori indipendenti come l’investigatrice dell’ONU Carla Del Ponte. In luglio la Russia annunciò di avere le prove del fatto che i ribelli producevano da soli il proprio gas sarin (Al Jazeera 2013)’’.

La “strategia del caos” attuata da Washington e da Tel Aviv, con il supporto dell’Arabia Saudita e delle monarchie del Golfo, mirava alla creazione di uno ‘’Stato fallimentare’’, debole e frammentato. l’Asse della Resistenza (Siria-Iran-Hezbollah) ha mandato all’aria questo progetto configurando un conflitto asimmetrico fra una guerra popolare e degli eserciti artificiali composti da mercenari di variegate nazionalità.

A questo conflitto sostenuto dall’Asse della Resistenza, supportato dall’intervento russo, si è unito anche l’Iraq.

Arrivati a questo punto il fronte dei mercenari USA-Arabia Saudita ha ceduto all’offensiva dell’Esercito siriano, di Hezbollah e delle milizie sciite irachene che hanno preso il controllo anche della frontiera Siria-Iraq-Giordania.

Tuttavia gli USA e i governi di Rijad e di Tel Aviv non si sono rassegnati alla sconfitta e cercano di utilizzare una doppia strategia:

1) creare la “provocazione” in Libano in modo da far scoppiare una guerra civile nel paese dei cedri per indebolire Hezbollah e favorire una nuova invasione del Libano da parte di Israele, mirata a distruggere Hezbollah. Tuttavia il progetto non aveva calcolato l’ultima mossa di Mosca che, con l’installazione delle batterie di missili S-300 in Siria (con raggio di azione fino in Libano e nord di Israele), promette di far pagare un duro prezzo a qualsiasi tentativo di aggressione.

2) I servizi di intelligence anglo-USA hanno ripreso a finanziare i gruppi radicali sunniti, che si trovano nella zona siriana, per suscitare nuove attività terroristiche. Il piano è stato scoperto e sono stati individuati e sequestrati ingenti depositi di armi made in USA e Israele che dovevano servire a tale progetto.

Washington tuttavia non ha calcolato che in Siria opera un ottimo servizio di intelligence, istruito dai russi, che riesce a scoprire per tempo le comunicazioni e le infiltrazioni provenienti dal nemico.

L’Asse della Resistenza ha messo a punto i suoi strumenti a tutti i livelli, dall’intelligence alla logistica. Una spina nel fianco per gli imperialismi.

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