L’Austria marca i propri confini Kurz alla testa del “gruppo di Visegrad”
Una possibile strategia per arginare l’Ue, ed una leggera crepa nel monolite di Strasburgo, inizia ad intravvedersi grazie alla politica del neo cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Quest’ultimo sta rispolverando la tanto rimpianta funzione della nazione guida della Mitteleuropa. Così Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia affidano nuovamente all’Austria il compito d’arginare le politiche dell’Europa occidentale. Le lancette della storia vengono messe indietro di oltre cent’anni, anche se l’attuale motivo di contrapposizione non sono i confini ma chi li valica, ovvero i migranti ed il sistema di ripartizione voluto da Bruxelles. Con un gesto deciso Kurz si pone alla testa del cosiddetto “gruppo di Visegrad” (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia) dimostrando che le espulsioni si possono e si devono fare.
“Costringere i Paesi ad accogliere i rifugiati non aiuterà l’Europa – ha affermato Kurz al quotidiano tedesco Bild am Sonntag – se continuiamo così divideremo l’Unione europea e gli Stati membri decideranno ognuno per conto proprio quante persone accogliere… i migranti che intendono venire in Europa non vogliono andare in Bulgaria o Ungheria, bensì in Germania, Austria o Svezia”.
Di fatto l’Austria intima all’Italia di serrare le maglie dell’accoglienza, rammentando che è possibile costruire nei paesi frontalieri africani delle comunità di “solidarietà e lavoro” che permettano ai migranti una vita più agevole rispetto a quella che offrirebbe l’Europa ormai al collasso.
Di fatto Vienna blinda il Brennero, conscia che l’Italia a guida Gentiloni sia ormai il campo profughi dell’Ue. Del resto la reintroduzione dei controlli al valico italo-austriaco è avvenuta nella passata estate, e come risposta ai “lasciapassare” ai migranti economici. Rammentiamo che il governatore tirolese Guenther Platter aveva più volte lamentato come la sua regione assistesse da tempo a quest’esodo apocalittico, lamentando la totale assenza delle misure di controllo lungo il versante italiano. Ecco che l’Austria non solo aumenta i controlli al valico, ma parte con un poderoso piano espulsioni, ma non verso i paesi del “gruppo di Visegrad” . Kurz ha ribadito che “il salvataggio nel Mediterraneo non può essere un biglietto per l’Europa centrale… dobbiamo smettere di traghettare i migranti dalle isole alla terraferma”. Finalmente una posizione chiara, anzi unica considerando che nessun premier Ue (sola eccezione quelli del Visegrad) osa la contrapposizione alle scelte di riparto decise a Bruxelles. Novità austriache anche sul fronte turco, “per la Turchia, soprattutto alla luce della politica degli ultimi anni, non c’è posto in Ue – ha detto Kurz – la Turchia sta cercando di esercitare una forte influenza sui turchi delle comunità in Austria, Germania e altri paesi, per evitare l’integrazione delle persone di origine turca”. Vienna riscopre l’identità di “frontiera armata della cristianità”, mentre l’Italia piomba in una confusione senza precedenti, costretta ad accettare tutti gli espulsi.