L’Unione Europea a trazione tedesca senza più la copertura di Washington

 

L’Unione Europea a trazione tedesca senza più la copertura di Washington

L’ultimo recente attacco contro la preminenza tedesca nella UE è stato fatto da Donald Trump, che ha dichiarato: “La Germania sta per essere distrutta dall’ingenuità della Merkel, se non peggio”. In un’intervista al New York Times Trump ha criticato duramente la politica migratoria della Merkel: «Il crimine in Germania – ha detto – è in deciso aumento. E’ stato fatto un grande errore in tutta Europa, consentendo l’ingresso a milioni di persone che hanno fortemente e violentemente cambiato la loro cultura».  Una dura critica che conferma il pessimo stato dei rapporti tra Germania e USA.

 Nella stessa intervista Trump ha proposto la sua ricetta in politica estera, una formula che obbliga i paesi occidentali a pagare per la loro sicurezza, o con un impegno militare o in soldi.  Inoltre Trump ha affermato che la Germania, insieme alle nazioni del Golfo, dovrà pagare per creare e difendere delle “zone di sicurezza” che lui intende istituire in Siria per i profughi. “L’America viene prima di tutto e tutti gli altri paghino”.  In pratica Trump avverte gli europei: noi destabilizziamo i paesi, creiamo il caos per i nostri interessi geopolitici, voi ne pagate i costi.

A queste dichiarazioni vanno aggiunte le decisioni sui dazi imposti all’ UE che dimostrano la volontà di spezzare la vecchia alleanza.

La visione del mondo che trapela dalle parole di Trump è quella di voler imporre gli interessi della potenza dominante sugli altri paesi e questo fa divergere in maniera evidente gli interessi fra USA ed Europa.

In sostanza l’Amministrazione Trump sta utilizzando il bullismo politico per imporre i propri interessi. “America the First” è più di uno slogan per Trump, rappresenta il modo di intendere i rapporti riguardo tutti i paesi del mondo.

Bisogna però capire che Trump è un “outsider” della politica degli ambienti di Washington e non si può incasellare all’interno del sistema di potere globale che è diretto dalla élite finanziaria. Trump è di fatto un nazionalista privo di cultura.

Questo spiega come Trump sia poco sensibile alle esigenze di ricerca del profitto prioritarie per le grandi dinastie della finanza di Wall Street, cui poco importa degli interessi della classe media e dei lavoratori statunitensi.  Per questo motivo Trump è inviso allo Stato Profondo e si trova schierato contro tutto l’apparato dei media controllati dall’élite finanziaria e viene indicato come un presidente “populista” e “razzista”.

Per evitare di finire “stritolato” Donald Trump ha appaltato tutta la politica estera, in particolare quella sul Medio Oriente, a queste forze, tramite la nomina di personaggi come John Bolton e Mike Pompeo nei posti chiave della sua Amministrazione, mantenendo uno stretto collegamento con Israele tramite il suo genero, l’ultra sionista, Jerry Kushner.

Questo spiega le decisioni prese da Trump di rescindere unilateralmente l’accordo sul nucleare con l’Iran e spostare la sede dell’ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme. Decisioni che da una parte hanno esasperato le tensioni fra Israele ed i palestinesi e dall’altra preannunciano una prossima guerra contro l’Iran.

In tutto questo scenario arriva la rottura con la Germania della Merkel nel tentativo di Washington di rompere l’Unione.

Il paradosso della situazione è che Washington spingerà i partiti “populisti” europei a contestare la preminenza della Germania per far scivolare i paesi europei, insofferenti delle vessazioni imposte da Berlino, verso una più stretta dipendenza dagli USA. Un salto dalla “padella nella brace” che non risponde ai veri interessi europei che sono quelli di ristabilire una cooperazione con la Russia ed abolire le sanzioni.

La politica USA verso Mosca è la vera incognita di tutta la questione poiché, nonostante i tentativi di Trump di ammorbidire le tensioni (vedi l’offerta a Mosca di rientro nel G-8), i neocon premono per l’aumento delle pressioni contro la Russia di Putin ed in questo gioco coinvolgono gli alleati europei.

Sarà l’Ucraina o la Siria il prossimo teatro di scontro con la Russia, questo l’interrogativo che potrebbe sconvolgere ogni tipo di strategia di Washington di scomposizione dell’Alleanza con l’Europa e far comprendere agli europei che l’epoca della “protezione di Washington” è definitivamente terminata.

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