La Libia come esempio della politica del caos perseguita dall’Occidente
Poteva sembrare che le vicende libiche fossero lontane e non influenti nella situazione italiana ma, d’improvviso, il riacutizzarsi della guerra civile libica (mai termianta dal 2011) ci riporta alla realtà dei disastri realizzati dagli interventi dell’Occidente e alle conseguenze nefaste che subiamo in Italia da questi interventi.
La guerra ed il caos in Libia sappiamo ormai tutti che sono una conseguenza diretta dell’aggressione fatta dalla NATO contro quel paese per rovesciare il regime di Gheddafi che, con tutti i suoi difetti, aveva assicurato stabilità e progresso economico a tutto il popolo libico. Gli interessi di americani e francesi erano quelli di effettuare un cambio di regime e la servile accondiscendenza della nostra classe politica fece accodare l’Italia ad una vergognosa aggressione militare fatta in palese contrasto con i nostri interessi nazionali.
Tuttavia, di fronte allo spettacolo del contingente USA che abbandona il paese via mare a bordo dei suoi mezzi navali, mentre nello stesso paese fervono i combattimenti fra le due fazioni, ci suggerisce un interrogativo: il caos per il caos sarà stato il vero obiettivo degli USA?
Ricordiamoci che lo stato attuale della Libia, come paese devastato e fallito, è stato causato interamente dall’intervento della NATO guidato dagli Stati Uniti nel 2011, con la complicità di paesi NATO come Francia, Regno Unito, Italia e Olanda.
L’intervento prese come pretesto le menzogne promosse dalle organizzazioni “per i diritti umani” finanziate dall’Occidente e l’aggressione fu attuata con la necessità della “protezione della popolazione” libica. Una strana forma di “protezione”, visto che quell’intervento causò migliaia di vittime civili fra i libici.
Gli Stati Uniti e la NATO hanno smembrato la Libia portando a un perenne caos che ha colpito l’intero Nord Africa, Europa meridionale e anche il Medio Oriente. Un vero capolavoro della NATO, ancora oggi esaltata come “alleanza di pace”.
La guerra ha innescato non solo un’ondata di rifugiati in fuga dalla guerra stessa, ma anche l’arrivo di una marea di migranti, che cercavano rifugio e lavoro in Libia, provenienti da tutta l’Africa.
Non si può trascurare il fatto che gli stessi miliziani utilizzati come mercenari per la guerra guidata dagli Stati Uniti nel 2011, sarebbero stati armati e ridistribuiti in Turchia, da dove sono entrati in Siria per attaccare le città di Idlib e Aleppo, durante le prime fasi di quella guerra per procura guidata dagli Stati Uniti.
Lo sviluppo degli avvenimenti ha dimostrato che la politica estera americana ha il fine di accrescere la presenza militare USA in Africa.
La guerra ed il caos, che hanno colpito la Libia, hanno contagiato i paesi vicini come l’Egitto, la Tunisia, l’Algeria, il Niger e il Ciad, fino a paesi dell’Africa occidentale come il Mali e la Nigeria, fino al Kenya. Risulta infatti che il terrorismo regionale dei gruppi salafiti, alimentato di armi e miliziani da Arabia Saudita e paesi del Golfo, che hanno svolto il “lavoro sporco” per conto dei servizi di intelligence USA, ha colpito questi paesi.
La guerra ed il caos sono stati un comodo pretesto per il Comando Africa USA (AFRICOM) che ha utilizzato questo per espandere l’impronta militare di Washington nel continente africano. I documenti dimostrano che una vasta rete di basi militari USA (circa 34) è stata realizzata in Africa nell’ultimo decennio. Contemporaneamente sono aumentate nel continente africano le operazioni di cambio di regime.
L’intervento in Libia non è stato quindi una “operazione sbagliata” (come definita poi dallo stesso Obama) ma rientrava in una precisa strategia. Una strategia tesa a contrastare gli attuali interessi russi e cinesi sul continente, garantendo il dominio militare ed economico degli Stati Uniti.
E’ lecito domandarsi cosa entra in questo gioco l’Italia che si presta servilmente alle operazioni degli USA e della NATO in Africa contro i propri interessi. Di fronte al caos in Libia la domanda dovrebbe essere girata ai politici della sinistra e del centro destra filo atlantisti che in questi anni hanno sempre dimostrato la loro accondiscendenza servile alle direttive di Washington.