La nuova “Santa Alleanza” punta alla riconquista dell’Africa

 

La nuova “Santa Alleanza” punta alla riconquista dell’Africa

Si è compreso da tempo che la strategia degli USA  in  Medio Oriente punta alla nuova “Santa Alleanza” che include Israele e Arabia Saudita.

Non contenti di aver destabilizzato paesi del Medio Oriente e dell’Africa (dall’Iraq, alla Libia, alla Somalia, al Sudan, alla Siria, allo Yemen… ) attualmente  l’obiettivo di Washington e Tel Aviv punta all’Iran passando per il Libano e  senza rinunciare allo smembramento della Siria al momento bloccato dall’intervento della Russia di Putin.

Mohammed bin Salman, il principe ereditario dell’Arabia Saudita, rappresenta colui al quale Washington e Tel Aviv hanno affidato il “lavoro sporco”: assassinare i civili nello Yemen con bombardamenti indiscriminati, armare i gruppi terroristi, finanziare la sobillazione nei paesi dell’Africa dove Washington ha pianificato di prendere il controllo delle loro risorse ed instaurare governi fantoccio.

Israele invece assolve la funzione di fornire armi ed istruttori ai paesi africani per creare formazioni di mercenari da impiegare nelle operazioni come nello Yemen o in Siria.

L’Africa gioca un ruolo importante nelle ambizioni globali di espansione dello Stato islamico e dei suoi mentori (USA ed Arabia Saudita). Il presidente egiziano el-Sisi ha più volte  espresso il timore che l’Africa sarà il prossimo obiettivo dell’ISIS a partire dall’Egitto. Non sono quindi casuali  gli implacabili attacchi terroristici avvenuti sul suolo egiziano e la crescente area di controllo dello Stato islamico sulla costa meridionale della Libia.

Gli analisti militari ritengono che  lo Stato Islamico, grazie al supporto saudita,  stia riunendo le sue forze per lanciare importanti offensive in Libia ed Egitto nel prossimo futuro, per creare una nuova area di controllo e compensare la  perdita di  Iraq e Siria.

Il motivo principale per cui lo Stato islamico viene spinto verso l’Africa risiede nei calcoli geopolitici americani: l’espansione e l’intervento per Washington serve a contrastare la crescente influenza della Cina e la possibile interferenza della Russia.

Questo piano va realizzato creando un “caos africano” attraverso l’espansione dello Stato islamico con conseguente massiccio intervento militare americano per ristabilire la pace.

Essenziale quindi il ruolo di Mohammed bin Salman, il principe ereditario saudita, adulato e coccolato dalle cancellerie di Londra, Parigi e Bruxelles per le grandi possibilità di business che il regno Saudita offre. Infatti ai sauditi è stato dato il compito di favorire la sobillazione interna dell’Iran con infiltrazione di commandos di mercenari perfettamente addestrati ed armati dalla CIA per sabotare le infrastrutture e seminare il terrore nel paese.

Le autorità di Teheran hanno però prevenuto il piano, mettendo in allarme il potente corpo specializzato dei Guardiani della Rivoluzione che ha già individuato e neutralizzato gruppi di sabotatori infiltratisi dalla frontiera occidentale del paese. Tutto lascia prevedere che, in questa fase, la guerra contro l’Iran  sarà realizzata mediante servizi di intelligence ed azioni di sabotatori. Non sarà però un’operazione facile.

Sarà l’Africa lo scenario del grande gioco che l’Impero USA di appresta a lanciare per alimentare il suo inesauribile apparato industriale e militare con nuove guerre. Aspettiamoci quindi nuove grandi ondate di migranti in fuga verso le coste del Sud Europa; è il prezzo che l’Italia dovrà pagare per l’alleanza con Washington.

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