La Russia di Putin punta a cambiare l’ordine mondiale di marca USA
La nuova fase che si è aperta con il discorso di Putin e l’incorporazione delle nuove zone della Novorussia nella Federazione Russa, rappresenta senza dubbio una sfida esiziale all’Odine Mondiale dominato dagli Stati Uniti. Tuttavia questa sfida non è soltanto geopolitica, come potrebbe apparire, ma è anche ideologica, come il discorso fatto dal presidente Putin ha sottolineato con enfasi. La Russia sta combattendo per rovesciare quello che vede come un ordine mondiale dispotico guidato dall’Occidente.
Putin per dare forza alle sue argomentazioni ha toccato concetti di ordine morale e storico, menzionando l’attitudine neocolonialista dell’Occidente e la sua pretesa (tipicamente anglosassone) di voler imporre il suo modello e dettare le regole al resto del mondo, senza averne diritto.
Non a caso Putin, nel confutare il modello occidentale, ha menzionato gli antefatti storici quali la tratta degli schiavi e il saccheggio dell’Africa, il genocidio delle tribù indiane in America, i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, così come il bombardamento a tappeto del Vietnam.
Il presidente russo ha colto l’occasione per sostenere che l’Occidente non era cambiato da quando ha colonizzato brutalmente altri paesi e ha condotto guerre per ottenere un vantaggio economico e lo sfruttamento delle risorse dei paesi assoggettati. Gli esempi sono tanti e sono nella storia delle continue guerre americane sostenute con vari pretesti.
Putin ha avvertito l’Occidente della sua determinazione nel combattere fino alla fine e, dopo Samarcanda, ha manifestato al resto del mondo il desiderio di guidare un movimento globale contro l’egemonia statunitense.
Una sfida lanciata da Putin all’egemone di Washington che lo ha reso il nemico n. 1 dell’ordine globale di marca USA. Questo spiega la forsennata campagna di demonizzazione lanciata dal sistema mediatico occidentale che si accompagna ad una ventata di russofobia che colpisce anche i simboli della cultura russa.
Di contro sul versante russo si assiste ad una rivendicazione della propria storia e tradizione.
Così il legame con la tradizione spirituale della Santa Madre Russia è stato un punto chiave sottolineato da Putin nel corso del suo discorso.
Il leader russo aveva anche messo in rilievo che, dietro la scelta di milioni di residenti nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nelle regioni di Zaporozhye e Kherson, c’è un destino comune e una storia millenaria. Secondo lui, le persone hanno trasmesso questa connessione spirituale ai loro figli e nipoti, nonostante tutte le prove, hanno portato amore per la Russia nel corso degli anni e nessuno può distruggere questo sentimento nel popolo russo.
Questo rende inconciliabile la posizione della Russia di Putin con la retorica ricorrente di Biden sulla difesa della democrazia ove, dietro le parole vuote, si è ormai capito che Biden non si riferisce alla democrazia generica nel suo insieme, ma in particolare all’egemonia elitario-liberale degli Stati Uniti (alias “la nostra democrazia”) unitamente alla supremazia del dollaro.
Esattamente questo è il problema dell’élite di potere USA: Putin non attacca i pretesi “valori liberali” dell’Occidente ma attacca l’egemonia USA nel mondo e questo è avvertito come il maggiore pericolo. Di conseguenza Biden e la sua squadra di neocons hanno dichiarato la volontà di distruggere la Russia, costi quello che costi.
La guerra per la Russia è ormai una lotta esistenziale e non potrà conoscere vie di mezzo o compromessi.
“La verità è dietro di noi, e in verità c’è la forza, che significa vittoria! La vittoria sarà nostra!” – ha detto Putin chiudendo una manifestazione sulla Piazza Rossa.
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