La sinistra mondialista liberal, asse portante della globalizzazione e del Nuovo Ordine Mondiale

 

La sinistra mondialista liberal, asse portante della globalizzazione e del Nuovo Ordine Mondiale

Come è ampiamente dimostrato dall’involuzione del sistema politico degli ultimi decenni, i politici della “Nuova Sinistra mondialista” sono i migliori servitori della borghesia, in quanto sono stati in grado di diluire in un mucchio di rivendicazioni retoriche l’aspetto essenziale del marxismo originario: la lotta di classe.

I totem ideologici della propaganda liberal progressista, come l’identità di genere, il femminismo, l’omofobia e il multiculturalismo, sono i sostituti del vecchio mito marxista della lotta di classe, un surrogato con cui è adulterato il vero problema rivoluzionario del nostro tempo: la lotta dei popoli contro il capitalismo internazionale. In realtà questi totem ideologici sono una forma di mascheramento della totale subordinazione di politici, intellettuali e giornalisti, al potere delle oligarchie finanziarie dominanti.

Il popolo cosciente è costituito dalla nazione, la cui volontà democratica si esprime nel concetto di sovranità. Ed è esattamente quello che il regime liberista svilisce e mette all’asta nell’attuale fase di globalizzazione. Infatti le esigenze del grande capitale finanziario richiedono l’abolizione di confini e stati nazionali per ottimizzare la libera circolazione dei capitali e della mano d’opera e quindi la soppressione del potere popolare.

Per questo motivo l’elite finanziaria dominante vede necessario porre fine all’identità dei popoli, quel quid di cultura, storia o religione che li unisce e fornisce loro una difesa naturale contro la super-elite dei mondialisti.

Bisogna affermarlo chiaramente: la lotta di classe oggi è la lotta delle nazioni contro la plutocrazia mondiale.

La divisione della società in una somma di minoranze, fra autoctoni e nativi, fra lavoro dipendente e precario, fra piccoli imprenditori e operai, è una risorsa tipica di tutto il potere finanziario sui soggetti che domina, il classico divide et impera. L’ideologia globalista e liberal della sinistra favorisce la disintegrazione e l’atomizzazione dell’uomo, che cessa di essere una persona, con legami di comunità, di sangue, di spirito, di tradizione, per diventare un individuo in conflitto con un ambiente diviso tra uomini e donne, omosessuali ed eterosessuali, produttori e lavoratori dipendenti, nativi e immigrati.

Quando parliamo della vecchia categoria della lotta di classe, dobbiamo prendere atto che questa è stata gettata alle ortiche dai sostenitori del multiculturalismo e del mondo globalizzato per sostituirla con i nuovi totem dei diritti individuali come l’identità di genere, il transumanesimo, il multiculturalismo e l’eutanasia libera.

Risulta evidente che la sinistra globalista e liberal (alla Saviano, Boldrini, Fico e Zingaretti) ha abiurato le vecchie categorie del secolo scorso, quali la lotta del proletariato e la lotta allo sfruttamento. Attualmente il concetto di proletariato non si riferisce solo alla classe operaia, ma anche a quella che una volta era la classe media della piccola-borghesia, sempre più espropriata e il cui scivolamento nella povertà e precarietà è destinato ad aumentare, proprio a causa delle politiche di immigrazione.

 Questa apertura all’immigrazione, per volontà degli oligarchi europei, avrà l’effetto di poter disporre di un enorme esercito di riserva che porterà il prezzo del lavoro in Europa al livello del Bangladesh. Un grande vantaggio per i profitti delle multinazionali apolidi e per le mafie locali.  Sarà un caso ma nessuno fra i manager delle grandi multinazionali ha mai protestato contro l’immigrazione di massa, al contrario è ricorso alle assunzioni di mano d’opera fra i nuovi immigrati che hanno meno pretese.

L’operaio, il contadino, il piccolo produttore e i quadri tradizionali della classe media sono il nemico della plutocrazia mondiale, che pretende di operare una vera sostituzione demografica. 

Per ottenere questo è fondamentale il dominio culturale: far sentire i popoli europei colpevoli della loro storia.  Diffondere una nuova forma del disprezzo puritano per sé stessi e per il proprio passato, quello coloniale e delle conquiste del capitalismo classico, che faceva credere che la povertà fosse insita nell’inferiorità culturale e razziale e non conseguenza dello sfruttamento. La sottostima della propria identità e l’omologazione delle culture è essenziale in ogni processo di oppressione dei popoli.

Risulta evidente che la sinistra dominante è lo strumento utile del grande capitalismo, una versione radicalizzata e particolarmente velenosa del liberalismo democratico. I grandi banchieri e i fiduciari della elite dominante non hanno il minimo imbarazzo a confrontarsi con i presunti leaders sindacali e politici della maggioranza di governo, che è il più sottomesso che sia mai esistito.

Sono gli animali domestici addestrati del Nuovo Ordine Mondiale. Nè d’altra parte si vede nella destra una vera opposizione: non mette in discussione il sistema, le basi ideologiche del liberismo e la subordinazione ai poteri finanziari.

Ci sarà una sollevazione degli sfruttati? Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea. Soltanto la consapevolezza del proprio stato, può determinare una spinta di ribellione; è pertanto necessario un risveglio dal torpore in cui il pensiero unico ha indotto le popolazioni.

L’unico fattore in grado di scardinare il sistema è un risveglio dei popoli, preceduto dalla sensibilizzazione delle coscienze.

 

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