La stretta cooperazione fra Russia e Cina turba il sonno di Washington


 

La stretta cooperazione tra Russia e Cina turba il sonno di Washington

I grandi temi della geopolitica internazionale ritornano preminenti nel nuovo anno appena  iniziato e si ha la percezione che tutto sia intrecciato con le pesanti questioni che si stanno trascinando dagli ultimi anni, a partire dalla pandemia del Covid, la crisi economica che ha investito i paesi occidentali, le bolle speculative e le crisi internazionali  con i pericoli di conflitto che si palesano tra Russia, Ucraina e NATO, fra la Cina, Taiwan e gli USA, così come nel turbolento Medio Oriente e nella questione Iran.

Tutto questo fa presagire che esiste un riassetto dei principali poli di potere fino ad oggi conosciuti. In particolare la super potenza USA si trova in un inevitabile processo di declino che potrebbe a breve/medio termine far entrare l’America in una fase di collasso. Significativa è stata in proposito la disastrosa ritirata dall’Afghanistan.  Altrettanto lo erano stati, esattamente un anno fa, l’assalto al Capitol Hill, l’alto indice delle violenze razziali ed il clima di guerra civile all’interno degli States.

Segnali questi della debacle prossima dell’Impero.

Un altro fattore che sta determinando cambiamenti epocali negli equilibri geostrategici è la stretta cooperazione fra la Russia e la Cina, le due super potenze che contendono a Washington la leadership globale sul mondo.

La cooperazione russo cinese abbraccia vari settori da quello economico a quello energetico, tecnologico e militare e questo sta da tempo impensierendo Washington.

Da ultimo il Wall Street Journal ha rilevato come le stesse azioni degli Stati Uniti per contenere i due paesi hanno spinto questi in un matrimonio di convenienza.

La contrapposizione che si va sviluppando non è soltanto geopolitica, economica e militare ma è soprattutto ideologica.  Il globalismo liberal viene rigettato dai grandi paesi emergenti come un modello decadente ed estraneo alle culture tradizionali che ripercorrono la loro storia e le proprie credenze religiose per trovare motivi di orgoglio e di identificazione che sono contrapposti al modello del consumismo materialistico occidentale.

Questo avviene nei vari continenti e lo troviamo in Asia (India, Cina, Pakistan) come in Latino America, nel mondo arabo islamico ed in quello slavo e russofilo. Si assiste alla una ricerca di una quarta teoria politica che sia fonte di ispirazione per i popoli di paesi che non si piegano all’egemonia del vecchio Impero.

Non si può negare il fallimento del modello occidentale che viene messo in risalto dall’aumento spropositato delle povertà, delle disuguaglianze e dal fallimento delle guerre neocoloniali.

Nell’attuale scenario internazionale i due principali teatri di crisi fra i blocchi sono l’Ucraina nella parte Est Europa e Taiwan nell’Indo Pacifico.

A partire dal 2014, le relazioni tra Cina e Russia si sono intensificate sotto la pressione degli Stati Uniti, che quell’anno introdussero sanzioni contro i russi perché si erano annessi la penisola di Crimea.

Da allora sono seguite varie ondate di sanzioni da parte degli USA e della UE contro Mosca e la Russia si è rivolta verso Est, verso la Cina in particolare, per incrementare il suo giro di esportazioni e per l’appoggio finanziario.

Da allora si è sviluppata anche una più intensa collaborazione in ambito militare e tecnologico con frequenti scambi di attrezzature e di conoscenze. 

Altrettanto è accaduto nella sfera militare con un maggiore sforzo di collegamento fra le forze russe e quelle cinesi e un’integrazione dei rispettivi centri di comando.

La lobby dei media filo-occidentali, che ha perso in parte la sua antica influenza, assieme ai governi dei paesi allineati all’atlantismo ed alla subordinazione agli USA, continuano a sfruttare speculativamente i temi dell’Ucraina e di Taiwan in un contesto unificato. In ogni caso la Casa Bianca non ha ottenuto nulla dalla pressione geopolitica frontale, piuttosto questa ha avuto l’effetto di radicalizzare le posizioni sia di Pechino che di Mosca.

Non è un caso che Pechino segue con estrema attenzione la crisi Ucraina e sta valutando la soluzione del braccio di ferro tra Washington e Mosca. L’esito della crisi a favore della Russia, per la quale, infatti, la Cina si batte apertamente, è condizionato non solo dalla comunanza degli interessi di politica estera dei due Paesi, ma anche dal fatto che, se Mosca riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi, la Cina sarà in grado di risolvere il problema di Taiwan.

Russi e cinesi stanno applicando nelle crisi internazionali le loro sinergie comuni a livello diplomatico e militare  per presentarsi da posizioni di forza ed in questo attraggono anche altri paesi del fronte della resistenza, dall’Iran alla Siria al Venezuela.

 

Immagine: https://www.asianews.it/

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