Le élite anglosassoni sono in un vicolo cieco


La perdita del potere è un fatto traumatico e porta ad uno stato di frustrazione per coloro che detenevano tale potere e che pensavano che questo gli spettasse di diritto per tempi infiniti.

Non è così. La Storia procede in avanti in modo inesorabile ed ogni impero, per quanto potente e duraturo, è destinato a sgretolarsi sotto il peso dei cambiamenti e delle sue contraddizioni. È avvenuto per l’Impero Romano, per quello Carolingio, per l’Impero Spagnolo e per quello Ottomano, per l’Impero Russo degli Zar, per l’Impero Britannico, non c’è quindi da meravigliarsi se adesso è la volta dello sfaldamento dell’Impero Americano.

I sintomi di questo avvenimento epocale ci sono già tutti e in particolare lo sfaldamento dell’Impero Americano viene accompagnato dalla creazione e dal consolidamento di un mondo multipolare dove i rapporti fra le potenze e gli stati vengono stabiliti su un livello paritario. Questo porta alla fine definitiva del colonialismo occidentale e del neocolonialismo che si è sostituito in forme subdole al vecchio colonialismo con le stesse finalità di sfruttamento.

Il “destino manifesto” o “il paese eccezionale” sono ormai vecchi slogan che non fanno più presa e che sono ormai rigettati dai popoli che vogliono essere protagonisti del proprio sviluppo e della propria sovranità. I tentativi di restaurazione del vecchio ordine unipolare vengono contrastati. Russia e Cina sono le nuove potenze di riferimento e verso queste si orientano una buona parte dei paesi emergenti.

Crolla anche l’ideologia dei dominatori occidentali, quella liberal, globalista ed arcobaleno che pretendeva di imporre nuove forme di assetto economico per gli interessi del grande capitale e, con questi, nuove regole morali che pretendevano di capovolgere la natura umana, le leggi naturali, la famiglia, la sessualità, la stessa vita spirituale e la sopravvivenza delle culture tradizionali. Il transumanesimo predicato dai propagandisti delle centrali LGBT, con le sue forme abnormi di deviazione, viene considerato una barbarie dissacrante dai popoli attaccati alle proprie religioni, culture e credenze.

Nel contempo, come reazione a questo processo, assistiamo ad una strategia americana del caos controllato, che include l’attuale gioco di Washington in Medio Oriente. Il degrado delle élite occidentali ha raggiunto un grado tale che la macchina ancora potente si è impantanata. Lo vediamo dal misero fallimento della guerra Ucraina, pianificata e istigata per sconfiggere la Russia, come dalle vicende Medio Orientali dove USA e Israele lottano per riprendere il controllo della regione, ormai uscito fuori dalla loro gestione.

Il mondo unipolare americano si restringe ogni giorno che passa, tuttavia, questa allentamento della dominazione USA non offre particolare stabilità: Washington cerca di incendiare varie zone del mondo, dall’Europa dell’Est al Medio Oriente e all’Asia centrale ed orientale. Un animale ferito, in preda alle convulsioni, è di certo più pericoloso di un animale morente. Si possono accettare varie teorie sulle oligarchie finanziarie  che manovrano da dietro gli avvenimenti ma, se lo schermo è fratturato, questo significa che le élite hanno perso il controllo.

Gli Stati Uniti e l’occidente sono caratterizzati dal moderno capitalismo globale e finanziario  che loro stessi hanno imposto come sistema internazionale a una buona parte del mondo. Da almeno 30 anni riescono a restare a galla esclusivamente saccheggiando sempre più “colonie” sul pianeta. E l’intero sistema economico dell’impero del dollaro” è stato a lungo costruito come una piramide finanziaria: non crolla soltanto perché la macchina militare USA, per quanto inchiodata dai debiti, sta inviando le sue portaerei a tagliare le onde degli Oceani Mondiali.

La situazione interna degli Stati Uniti d’altra parte è quasi catastrofica con il super indebitamento, la deindustrializzazione, la povertà in cui è stata gettata anche la classe media, il sistema economico finanziarizzato, lo sgretolamento delle istituzioni, la criminalità dilagante e immigrazione senza freni.  In ogni caso i sintomi dell’imminente crollo del dominio USA sono ben visibili dagli ultimi avvenimenti, con la debacle in Afghanistan, il fallimento della guerra in Ucraine e il vicolo cieco in cui si trovano in Medio Oriente.

La Russia e la Cina hanno contenuto le pretese dell’espansionismo americano e del suo braccio armato, la Nato, ma il colpo decisivo sembra quello dell’allargamento dei BRICS che mette in minoranza le potenze occidentali legate al carro americano e segna una nuovo equilibrio mondiale economico, militare e geopolitico. La prevedibile reazione degli Stati Uniti di coalizzare i propri alleati in una crociata contro i regimi definiti “totalitari” non ha altro effetto che coalizzare in blocco i paesi del sud del mondo.

Lo specchio di questa ribellione è nel rifiuto di accettare la versione americana della guerra in Ucraina e nella condanna dell’aggressione Israelo americana contro la Palestina, con il programmato genocidio di Gaza. Il mondo è stanco della tracotanza dell’élite anglo statunitensi.

L’esito di questa nuova e definitiva lotta per l’egemonia si trova nella capacità dei paesi emergenti di fare blocco, assieme a Russia e Cina, contro l’arroganza del vecchio egemone per ridimensionarlo. Da questo dipenderanno i destini e l’assetto del nuovo mondo diviso fra pace e guerra.

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