Nella UE sempre più concreto il progetto della elite globalista per il controllo sociale dei popoli
Il mito dell’Unione Europea è diventato, negli ultimi anni, sinonimo di cosmopolitismo, migrazione di massa, imposizione di un pensiero unico, relativismo morale e demenziale esaltazione di fantomatici “diritti umani” con una specifica inclinazione al suicidio etnoculturale dei popoli europei.
Tutto si spiega quando si analizzano le origini del progetto dell’Unione Europea.
Indubbiamente la costruzione dell’attuale UE, come organismo burocratico e finanziario, si è rivelata essere strettamente influenzata dalla vecchia “Fabian Society” (quella del socialismo utopistico) e dalla Scuola di Francoforte, organismi elitari che si sono nel tempo fusi con la grande finanza anglo britannica, inizialmente quella dei Rothschild e successivamente quella statunitense della Rockefeller Foundation e JP Morgan. La fusione di questi organismi ha contribuito a fondare la London School of Economics (LSE), un Istituto che mirava a istruire burocrati e politici per la rivoluzione del capitalismo finanziario globalista e la diffusione del liberismo come unica ideologia.
La Fabian Society e la Scuola di Francoforte, ambedue mondialiste, hanno messo in atto una forma di infiltrazione capillare nelle istituzioni esistenti mediante loro agenti e fiduciari, con l’apporto di intellettuali che hanno svolto un lavoro di smantellamento delle dottrine tradizionali.
La strategia delle due scuole ha puntato sull’élite ricche delle società europee piuttosto che mirare al proletariato.
I principali ambiti dove i mondialisti hanno svolto il lavoro di demolizione sono stati la famiglia la chiesa, l’educazione giovanile e la morale; calcando molto su antinazionalismo; avviando le riforme sull’immigrazione; con l’insinuazione del concetto di “privilegio bianco”; colpa bianca; la tolleranza e l’integrazione come obbligo morale “; e soprattutto il multiculturalismo che trova il suo apice nel meticciato.
I grandi cambiamenti nelle società europee a partire dagli anni ’70 sono dovuti all’emergere di una “nuova classe” sociale composta da accademici liberal e cosmopoliti (molti dei quali di estrazione marxista) che hanno ottenuto il sostegno dell’élite finanziarie. La diretta conseguenza di questo cambiamento è stata la cooptazione della vecchia sinistra, in Italia quella dell’ex PCI, in altri paesi quella socialdemocratica e laburista, una sinistra che si è fatta portatrice delle nuove teorie mondialiste con la finalità di attuare una rivoluzione “progressista”, sponsorizzata dai potentati finanziari.
La nuova sinistra globalista ha sposato le linee dell’atlantismo e del sostegno all’imperialismo USA come braccio militare che detta le sue regole ai paesi che non si sono ancora adeguati al nuovo ordine mondiale.
Il processo di trasformazione che ha portato le elite del capitalismo globale a prendere la guida dell’Unione Europea è stato realizzato in più fasi e ha determinato una fisionomia oligarchica degli organismi della UE, con un’evidente subordinazione agli interessi del grande capitale finanziario transnazionale. Le stesse elite dominanti si considerano cosmopolite, totalmente indipendenti da geografia, nazione, etnia o religione, e ritengono loro compito cambiare l’Europa secondo queste inclinazioni.
Il controllo dei popoli viene realizzato in coincidenza di crisi, che consentono la deroga delle garanzie di libertà. Tutto questo appare evidente nell’attuale pandemia che sembra sempre più non casuale.
Non c’è spazio per i popoli e per una partecipazione alle decisioni fondamentali. Le decisioni vengono prese nei ristretti club dove si riuniscono le dinastie dominanti, dal Club di Davos, all’ Aspen Insitute, al Club di Bilderberg, alla Trilateral Commission, al Club di Roma e pochi altri. In parallelo nei vertici dei principali organismi transnazionali sono inseriti i fiduciari delle elite dominanti come nel Fondo Monetario Internazionale, nella Banca mondiale, nel WTO e in altri istituti consimili. Attraverso questi organismi l’Elite mondialista si è assicurata, da tempo, il controllo dei governi, del commercio internazionale e del movimento dei grandi capitali finanziari.
Questo sinteticamente spiega come tutti i processi decisionali siano nelle mani dell’elite dominante e come la crisi per il Covid-19 venga utilizzata come pretesto per prendere il controllo delle popolazioni con misure limitative delle libertà e di controllo sociale.