Russia e Cina contrastano il piano egemonico degli Stati Uniti in Eurasia


 

Russia e Cina contrastano il piano egemonico degli Stati Uniti in Eurasia

L’inarrestabile calo dell’influenza degli Stati Uniti sull’attuale ordine mondiale è segnata da due fattori essenziali: da un lato l’offensiva russa in Ucraina che segna il ruolo di protagonista della Russia come superpotenza, dall’altro lato le nuove intese economiche e finanziarie che la Repubblica Popolare Cinese sta stringendo con i partner  petroliferi del Golfo Persico, in primis con l’Arabia Saudita.

Se la Russia ha di fatto rotto l’accerchiamento della NATO e si è impegnata in un conflitto che, a prescindere dal suo esito, segnerà una svolta negli equilibri europei e non solo in quelli, la nuova dinamica cinese rischia di incrinare il predominio del dollaro negli scambi internazionali.

Senza dubbio Washington sta perdendo il ruolo che ha svolto in Europa e in Medio Oriente negli ultimi 40 anni. L’operazione militare speciale in Ucraina è diventata un altro sintomo dell’indebolimento del ruolo dell’America.

Il cambiamento che si sta verificando è di fatto un riassetto degli equilibri mondiali in cui i protagonisti sono diversi da quelli che hanno predominato la scena internazionale negli ultimi 80 anni.

Il piano della elite di potere USA di disarticolare la Russia facendo leva sull’Ucraina sta ormai fallendo a prescindere da come si concluderà il conflitto. La Russia non permetterà alla NATO di stabilirsi in Ucraina e questo paese è destinato a essere disarticolato e suddiviso in varie regioni, che saranno con tutta probabilità rese neutrali.

L’equilibrio di sicurezza dovrà necessariamente essere ridefinito coinvolgendo la Russia, come lo stesso Macron e Shulz hanno dovuto ammettere.

Se si realizzerà un tale scenario, Washington avrà fallito un’altra volta e questo spiega l’ostinazione degli anglo statunitensi nel cercare di sostenere l’Ucraina nonostante il collasso previsto del suo esercito decimato dalle perdite.

L’idea di Washington di disarticolare la Russia ed ottenere un cambio di regime al Cremlino cozza con la realtà di un paese che al contrario si è stretto a grande maggioranza attorno al suo premier.

Il presidente Putin deve correggere alcuni sbagli e sottovalutazioni del nemico che aveva fatto all’inizio della offensiva russa: l’intervento massiccio di forze della NATO sul territorio ucraino, con forniture di armi, assistenza logistica, di intelligence, comando e controllo affidato a ufficiali statunitensi e britannici ha avuto l’effetto di prolungare le operazioni ma adesso siamo in una nuova fase dell’offensiva che assume una connotazione più decisa e diretta a neutralizzare l’intera infrastruttura del sistema ucraino e a distruggere quel che resta delle sue forze armate.

L’obiettivo strategico più ampio della Russia è quello di facilitare la liberazione dell’Europa dal controllo statunitense,  questo  potrà avvenire quando i paesi europei saranno costretti a trattare con Mosca per evitare un olocausto nucleare nel vecchio continente che servirebbe solo agli interessi americani.

Di conseguenza la  dimostrazione della forza e della  tecnologia militare russa, nel lungo termine, avranno l’effetto di convincere  l’Europa che soltanto la Russia, non gli Stati Uniti, è in grado di fornire ai paesi europei  una difesa strategica.

Dall’altro versante del mondo, nell’Indo Pacifico, il ruolo di protagonista viene assunto inevitabilmente dalla Cina che  procede verso l’internazionalizzazione dello yuan. Dopo la visita in Arabia Saudita, lo stesso Xi Jinping ha dichiarato che la Cina utilizzerà lo yuan per il commercio di petrolio del petrolio e del gas.

Negli ultimi cinque anni, la Cina è stata il più grande importatore mondiale di greggio, che proviene dalla penisola arabica.

D’altra parte i cinesi non nascondono di essere  determinati a distruggere la invasiva egemonia degli Stati Uniti. In questo contesto l’America invita a boicottare la Cina ma non ottiene ascolto e sta perdendo la fiducia dei suoi alleati.

Questa ascesa della Cina preoccupa l’elite di potere USA che aveva previsto di affrontare il gigante asiatico soltanto dopo una possibile sottomissione della Russia. Il piano tuttavia non sta andando come si aspettavano gli strateghi di Washington che sono ad un bivio: devono decidere per un conflitto nucleare o per l’accettazione di un ordine multipolare. Una scelta difficile da cui dipenderà il futuro di tutta l’umanità.

 

 

Immagine: https://www.asianews.it/

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