Russia e Cina la nuova configurazione di forze nello scacchiere mondiale

 

Russia e Cina la nuova configurazione di forze nello scacchiere mondiale

La rapida evoluzione dell’attuale crisi internazionale, determinata dallo scontro Siria, Turchia e Russia, sta dimostrando ancora una volta quanto siano rinsaldati i rapporti fra Russia e Cina che, anche in questa occasione, hanno fatto un fronte comune per respingere le minacce degli Stati Uniti e della NATO, sfacciatamente allineata con i gruppi terroristi nel nord della Siria. Il veto a Consiglio di Sicurezza dell’ONU di Russia e Cina ha bloccato le iniziative anti siriane degli USA e dei suoi alleati.

Quello fra Cina e Russia appare sempre di più come un allineamento di interessi che emerge al livello di un partenariato strategico globale che ha l’effetto di cambiare la configurazione delle forze nello scacchiere internazionale.

Per aver difeso la Siria, la Russia ha sfidato il piano americano di balcanizzazione del paese arabo e lo ha fatto fallire. Il destino della Siria è diventato il momento della verità. L’estremo tentativo degli USA di cavalcare le ambizioni del presidente turco Erdogan per riattivare il piano di smembramento della Siria, dopo aver cavalcato la secessione curda, non sembra destinato ad avere successo di fronte all’intransigenza russa rafforzata dall’appoggio essenziale della Cina. 

Il ruolo distruttivo degli USA è ormai sotto gli occhi di tutti ma non dei governi europei che svolgono la parte degli “utili idioti” anche contro i loro stessi interessi. In particolare l’Italia del governo Conte/Di Maio che sottoscrive qualsiasi documento contro il proprio interesse nazionale.

Lo ha capito soltanto la Grecia che, non a caso, ha preso le distanze dalla delibera della NATO e ha fatto fallire la pretesa unanimità dell’Alleanza Atlantica difendendo il proprio interesse dalle pretese neo ottomane.

Non si comprende quale sia l’interesse dei paesi europei quando al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno recentemente sostenuto all’unanimità la Turchia, in realtà identificandosi con il suo protettorato terrorista di Idlib.  Si può spiegare soltanto con il fatto che questi stessi paesi sono incorporati nel sistema di interessi americani attraverso la NATO. Senza contare, fra gli altri motivi, la paura di Erdogan, che sta ricattando l’Europa con il problema dei rifugiati.

L’obiettivo finale dell’operazione militare russa in Siria è quello di preservare la Siria come stato e come regime rispettoso delle varie confessioni religiose, sciite, alawite, sunnite e cristiane. Esattamente l’opposto di quello che è l’obiettivo conclamato di Turchia, Arabia Saudita e USA: la creazione di un califfato.

Le forze governative di Bashar al-Assad sono ora impegnate, con il supporto delle forze aeree russe, di Hezbollah e di reparti iraniani, a riconquistare l’ultimo bastione terrorista di Idlib, sostenuto dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dagli USA, come testimoniato dai depositi di armi trovati nella zona liberata di Idlib.

La Turchia, malgrado avesse inizialmente manifestato interesse ad un’alleanza con la Russia, ha dimostrato di rimanere essenzialmente un membro del blocco NATO, nonostante il trasformismo di Erdogan.

La Russia ha difeso il proprio interesse nazionale evitando che Washington potesse impiantare in Siria e nel Caucaso regimi Islamisti fantoccio degli USA, perché una trasformazione geopolitica su vasta scala ai confini molto instabili della regione transcaucasica, sarebbe per la Russia una minaccia molto grave.

La Cina nutre le stesse preoccupazioni di Mosca e sta aspettando da tempo una partecipazione più attiva nel decidere il destino della Siria, vista anche la sua partnership con l’Iran, importante fornitore di energia e paese coinvolto come punto base per la Belton Road.

Tutto questo fa emergere un nuovo allineamento globale fra Russia-Cina-Iran-Siria e introduce un equilibrio diverso dalle aspettative di Washington.

Non è un caso che il vice rappresentante permanente della RPC presso le Nazioni Unite, Wu Haitao, osservando la gravità della situazione, ha evidenziato il problema dei rifugiati, presi come ostaggi dai terroristi, che patiscono la mancanza di cibo, acqua e medicine. Lo stesso Haitao ha invitato la comunità mondiale a non far finta di non capire che il problema principale della crisi in Idlib è la presenza nella regione di un potente gruppo di terroristi che hanno conquistato un “rifugio sicuro”.

Una minaccia ed una bomba a tempo per tutti i paesi che sono intorno all’area, inclusa l’Europa. Nella successiva udienza, il diplomatico cinese ha chiesto che questo “rifugio” venga distrutto.

La sordità delle potenze occidentali lascia interdetti e il conto della stoltezza dei governanti europei lo dovranno pagare i popoli del vecchio continente quando sarà il momento.

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