Russia e Cina ostacolano gli Stati Uniti nel loro piano di rimodellare l’ordine mondiale
Il pre-conflitto in corso fra gli Stati Uniti e l’Iran deve essere interpretato nel contesto di un conflitto globale che oppone gli Stati Uniti allo sviluppo di Russia e Cina che si oppongono all’Ordine Globale di Washington.
L’Iran e il Golfo Persico, per la loro collocazione strategica, quale via di transito dalle fonti energetiche del Medio Oriente verso l’Asia, sono essenziali in particolare per il consolidamento della potenza cinese, affamata di energia per alimentare la sua macchina industriale. Controllare il Golfo Persico significa controllare il flusso del petrolio verso l’Asia. Questo senza considerare l’importanza dell’Iran nell’ambito del progetto della Via della Seta di Pechino che gli USA vogliono ostacolare a tutti i costi, per evitare l’espansione della Cina.
La Cina e la Russia come blocco antagonista sono l’incubo di Washington che vede l’impossibilità di affrontare direttamente queste due superpotenze. Di conseguenza la strategia degli USA è quella di smontare pezzo per pezzo le pedine su cui le due potenze euroasiatiche si poggiano. La più importante di queste è l’Iran.
L’Iran è una potenza regionale antagonista degli USA, fortemente ostile anche ad Israele ed all’Arabia Saudita, i due più stretti alleati di Washington, ed è un paese che sta aumentando la sua influenza nella regione. Per questo motivo, per la strategia USA risulta essenziale operare un cambio di regime a Teheran.
Mosca e Pechino sono consapevoli che un eventuale crollo dell’Iran aprirebbe le porte alle armate mercenarie filo USA ai confini delle regioni asiatiche e questo rappresenterebbe un pericolo diretto alla loro sicurezza e ciò spiega la ferma posizione di difesa dell’Iran. Ci troviamo in una fase di transizione storica caratterizzata dalla fine del dominio unipolare USA e dalla realizzazione di un multipolarismo globale.
La Cina e la Russia stanno guidano questa transizione storica, facendo attenzione a evitare una guerra diretta con gli Stati Uniti. Per riuscire in questo sforzo, usano una strategia ibrida che prevede diplomazia, supporto militare ai loro alleati e garanzie economiche ai paesi sotto attacco da parte di Washington.
Nonostante questa nuova e più equilibrata divisione del potere tra vari soggetti internazionali, Washington sembra essere più aggressiva che mai, in un disperato tentativo di riprendere nelle sue mani la direzione dei centri del potere.
Mosca e Pechino, dopo una complessa relazione durante il periodo della guerra fredda, sono riuscite a raggiungere una confluenza di interessi nei loro grandi obiettivi nei prossimi anni.
Il principio guida dell’apparato di intelligence militare degli Stati Uniti consiste nel fatto che, se un paese non può essere controllato, deve essere distrutto. Questo è quello che gli Stati Uniti hanno cercato di fare con la Siria e ciò che stanno cercando di fare con il Venezuela.
Il Medio Oriente è un’area che ha attirato da decenni l’attenzione degli USA, con Washington che ha pilotato una nuova “Santa Alleanza” USA-Israele-Arabia Saudita allo scopo di restaurare la sua egemonia nella regione.
Le decisioni di politica estera di Israele e Arabia Saudita sono state sostenute da Washington per decenni, per due motivi molto specifici: l’influenza determinante della lobby israeliana negli Stati Uniti e la necessità di garantire che l’Arabia Saudita e i paesi OPEC vendano petrolio in dollari USA, in modo che il dollaro USA rimanga la valuta di riserva globale; cosa essenziale per mantenere il ruolo di superpotenza.
Pechino e Mosca hanno una chiara strategia diplomatica, respingendo congiuntamente le innumerevoli mozioni promosse da Stati Uniti, Regno Unito e Francia nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per condannare l’Iran e la Siria. Sul fronte militare, la Russia continua la sua presenza in Siria. Gli sforzi economici della Cina, sebbene non del tutto visibili in Siria e in Iran, saranno la parte essenziale nella ripresa.
La sconfitta degli Stati Uniti in Siria ha creato un precedente incoraggiante per il resto del mondo. Washington è stata costretta ad abbandonare i suoi piani originali per sbarazzarsi di Assad.
Attualmente gli Stati Uniti sembra abbiano by passato la Siria per dirigere il loro attacco direttamente all’Iran, il pezzo forte dell’Asse della Resistenza. Non hanno però calcolato che Mosca e Pechino hanno tracciato una linea rossa davanti al Golfo Persico, allo stretto di Hormuz ed alle coste iraniane. Superare quella linea significherebbe per gli USA una guerra a tutto campo. Questo spiega il brusco stop che lo stesso Trump ha dovuto giustificare dopo l’abbattimento del sofisticato drone USA dalla difesa iraniana.
Una prima evidente manifestazione di impotenza della super potenza USA.