Siria: sconfitta storica dell’imperialismo U$A

 

Siria: sconfitta storica dell’imperialismo U$A

Le ultime vicende avvenute in Siria hanno rappresentato una netta vittoria per l’Esercito siriano, con la riconquista del fronte sud di Daraa e  della zona prospicente il Golan occupato. Quest’ultima fase del conflitto vede l’annientamento ormai definitivo dei gruppi terroristi armati ed appoggiati da USA, Israele ed Arabia Saudita e soprattutto il fallimento del piano di smembramento della Siria, in funzione degli interessi di Israele e dell’egemonia USA sul Medio Oriente.

Una cocente sconfitta per gli USA considerando le enormi risorse spese da Washington per la destabilizzazione della Siria.

Questa vittoria ha determinato anche l’avvento, sullo scenario internazionale, della Russia come nuova potenza equilibratrice. Inizia adesso la fase della ricostruzione del paese e della riconciliazione fra le parti.

Importante notare come questa guerra sia stata persa dagli USA nonostante il massiccio utilizzo di notizie false, possibile grazie all’egemonia informativa del suo apparato mediatico. I giornalisti sono ormai dei reparti, particolarmente specializzati, degli eserciti che aiutano i governi ad ottenere il consenso necessario per condurre nuove crociate imperialiste. I media sono a tutti gli effetti un’arma da guerra.

Dall’inizio della crisi siriana, l’apparato mediatico occidentale si è mobilitato per imporre il mito della rivolta popolare, ovvero di far credere che il conflitto fosse una guerra civile interna. Tali falsificazioni sono risultate vincenti per le grandi potenze in una serie di operazioni di cambio-regime (tutte con pretesti fasulli), dall’Iraq alla Libia. In Siria questa falsificazione non ha però funzionato: la guerra per procura contro la Siria è emersa come fatto evidente anche ai più sprovveduti spettatori.

Il progetto strategico statunitense perseguiva l’obiettivo di rovesciare il governo di Damasco e smembrare la Siria in diversi Stati su base confessionale ed etnica. Si trattava di un progetto che rientrava nel vecchio piano di “balcanizzazione del Medio Oriente”, iniziata con l’invasione dell’Iraq del 2003.

L’operazione in Siria era diretta a spezzare i legami di Damasco con Teheran, favorire la realizzazione del gasdotto con il Qatar, realizzare un nuovo assetto regionale. Per raggiungere questo obiettivo Washington ed i suoi alleati hanno adottato la falsa notizia dell’uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al-Assad; accusa ripetuta a più riprese e sempre smentita dall’investigatrice dell’ONU Carla Del Ponte la quale affermò di essere in possesso di testimonianze di vittime secondo cui i ribelli avevano utilizzato gas sarin ( BBC 2013 ). In luglio la Russia annunciò di avere le prove del fatto che i ribelli producevano da soli il proprio gas sarin ( Al Jazeera 2013 )’’.

Mentre i media occidentali ripetevano le accuse di Washington, i resoconti indipendenti continuavano a smentire tale versione. Il veterano giornalista d’inchiesta nordamericano, Seymour Hersh, ha intervistato agenti dell’intelligence USA, giungendo alla conclusione che le accuse di Washington erano state inventate.

La “strategia del caos” attuata da Washington e da Tel Aviv, con il supporto dell’Arabia Saudita e delle monarchie del Golfo, mirava alla creazione di uno stato debole e frammentato (vedi la Libia post Gheddafi). L’Asse della Resistenza (Siria-Iran-Hezbollah) ha mandato all’aria questo progetto.

All’Asse della Resistenza, supportato dall’intervento russo, si è unito anche l’Iraq, nell’interesse di opporsi ai disegni di frammentazione che riguardano anche il Governo di Baghdad.

Il fronte dei mercenari USA-Arabia Saudita ha ceduto all’offensiva dell’Esercito siriano, di Hezbollah e delle milizie sciite irachene che hanno preso il controllo anche della frontiera Siria-Iraq-Giordania, mandando all’aria anche il piano B di Washington che intendeva utilizzare i curdi come esercito di terra.

Questa mossa di Washington di utilizzare l’indipendentismo curdo come un ariete contro i governi di Siria-Iran-Iraq è clamorosamente fallita, sia per il deciso intervento iracheno nel Kurdistan, sia per la discesa in campo della Turchia che si è frapposta al progetto di un’entità curda alle sue frontiere.

Trump si è dimostrato pronto a scaricare i curdi da un giorno all’altro pur di non perdere l’alleato turco. Questo sviluppo ha determinato un amaro risveglio per i curdi che hanno finalmente compreso di essere la carne da cannone di Washington e hanno cercato e trovato una via di riconciliazione con Damasco.

La vittoria delle forze di Damasco e dei suoi alleati segna un fatto storico che dovrà essere ricordato sui libri in quanto rappresenta l’affossamento del Nuovo Ordine Mondiale voluto da Washington.

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