Washington teme di perdere la sua sfera di influenza e dominio in America Latina

 

Washington teme di perdere la sua sfera di influenza e dominio in America Latina

L’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, non ha ancora preso atto che il mondo stia cambiando a passi da gigante. Gli esempi di questo cambiamento non mancano e sono soprattutto importanti nel sud del mondo. L’Africa e l’America Latina stanno per distaccarsi dall’influenza statunitense e occidentale e per cercare nuove partnership di cooperazione che sono offerte dall’ emergere delle potenze come Russia e Cina.

Da parte sua Washington vede nell’ espansione economica della Cina e della Russia, i suoi peggiori incubi, nel timore di essere spodestato in quello che era il suo “cortile di casa”.

La visita del presidente brasiliano Lula da Silva a Pechino ha sollevato le ire dell’amministrazione Biden. Peggio ancora le dichiarazioni di Lula relativamente al conflitto in Ucraina, quando il brasiliano ha dichiarato testualmente che, “gli Stati Uniti devono smettere di incoraggiare la guerra e iniziare a parlare di pace, è necessario che l’Unione europea inizi a parlare di pace”.

In questo caso il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha risposto accusando Lula di “ripetere a pappagallo la propaganda russa”. Evidente che l’unica propaganda consentita è quella americana.

Risulta palese che il processo in corso di estromissione degli Stati Uniti, che si sta verificando in molte aree del mondo, avviene successivamente al conflitto in Ucraina.

Cina, Russia e Iran sono il fantasma che incombe su Washington che possono essere gli antagonisti dell’America e un’America Latina che sta provando ad emanciparsi con la sua marcia da gigante che non si fermerà più, che piaccia o no all’oligarchia di Washington.

L’elite di potere degli Stati Uniti vuole una guerra globale, contando su un Occidente che includa i paesi vassalli dell’Unione Europea inglobati nell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico – con il Canada come membro a pieno titolo, a cui si aggiungono anche paesi come la Nuova Zelanda, la Corea del Sud, il Giappone e l’Australia, tra gli altri, che sono parte integrante delle sue dinamiche destabilizzanti contro la Russia, la Repubblica popolare cinese e l’Iran.

In questo scenario, la lotta per le risorse naturali, siano esse rinnovabili o non rinnovabili, è una disputa prioritaria da parte dell’Occidente, che nel caso dell’America Latina vede di giorno in giorno indebolirsi la sua influenza a causa della l’irruzione della Federazione Russa e della Repubblica Popolare Cinese sulla scena economica internazionale, con migliori prospettive e possibilità di stabilire relazioni simmetriche, invece della cronica considerazione da cortile con cui gli Stati Uniti hanno gestito il rapporto con i territori americani, a sud del Rio Grande. Il percorso liberatorio che i paesi dell’America Latina devono intraprendere prevede di indebolire e persino eliminare l’influenza dannosa degli Stati Uniti nella regione latinoamericana.

La politica di Washington è quella di impedire ai paesi latino americani, con minacce e sanzioni, di stabilire relazioni politiche, commerciali, diplomatiche con Cina e Russia, dimostrando di continuare ad agire come se il continente Latino Americano sia il loro naturale giacimento di materie prime.

Ne è un esempio il generale Laura Richardson, capo del Comando Sud, che con una sincerità che rasenta l’impudenza, durante il suo intervento davanti al Comitato per le Forze Armate della Camera dei Rappresentanti, ha affermato la necessità di tenere presente l’importanza della regione dell’America Latina per Washington.

La Richardson ha messo in rilievo che “questa regione è piena di risorse e siamo preoccupati per l’attività maligna dei nostri avversari che ne approfittano, fingendo di investire quando in realtà stanno estraendo”, riferendosi a Cina e Russia. Inoltre, i militari di alto rango hanno evidenziato l’importanza del cosiddetto “Triangolo del Litio” che accumula il 68% di questo minerale nel mondo “Argentina, Bolivia e Cile ce l’hanno e – i nostri avversari – stanno sottraendo risorse a questi paesi e la loro gente”. Per Richardson si tratta di una questione di “Sicurezza Nazionale”, un eufemismo inteso a cercare di stabilire come una verità immutabile che gli Stati Uniti sono padroni della ricchezza di tutte le terre.

Le idee imperialiste espresse da Richardson sono state anche messe in scena in un evento organizzato dal think tank repubblicano del Consiglio Atlantico: “Perché l’America Latina è importante?” ha esordito, fornendo un lungo elenco di ciò che interessa a Washington: litio, ricche risorse e terre rare. Petrolio venezuelano che ha le maggiori riserve al mondo, tra cui greggio leggero e dolce, rame, oro. Come ha anche sottolineato l’importanza del polmone verde che è l’Amazzonia. Infine, la donna in uniforme ha sottolineato che “abbiamo il 31% dell’acqua dolce mondiale in questa regione. I concetti di sfruttamento neocoloniale sono espressi in modo piuttosto chiaro.

È evidente che gli Stati Uniti considerano l’America Latina un mero deposito di risorse naturali, di cui avranno il diritto di impossessarsene, di provvedere alla loro estrazione e al loro godimento a qualsiasi costo destabilizzazione, colpi di stato… Ma… questa America Latina non è la stessa degli anni ’50, ’60, ’70 o ’80 del XX secolo, dignità e resistenza sono concetti che si sono imposti, nella stessa proporzione che sta crescendo nell’attuale Nord America.

La lotta per il litio, l’acqua, il petrolio, le terre rare, il rame, l’oro mostra che gli Stati Uniti e i loro vassalli vogliono riportare a galla quell’ egemonia che ha sempre caratterizzato il loro registro.

In Europa, Washington attua una politica di destabilizzazione di quei paesi vicini alla Russia – nella classica strategia delle rivoluzioni colorate – al fine di trasformarli in paesi satellite e portare avanti la sua politica di occupazione e colonizzazione e allo stesso tempo considera la Russia – nell’attuale situazione di guerra in Ucraina – come il nemico da combattere e distruggere.

L’analisi con la lettura di quanto oggi accade in Europa ci dimostra che qualsiasi risultato negativo delle forze russe in Ucraina avrebbe effetti dannosi anche per i popoli di altri continenti.

Per tale motivo i popoli del sud del mondo oggi iniziano a essere consapevoli che la lotta contro lo sfruttamento e la sottomissione passa attraverso l’emancipazione dal dominio e dall’influenza degli Stati Uniti e dei loro alleati.

 

Immagine: https://contropiano.org/

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