Intervista a Manrique di Tendencia Nacional-Revoluzionaria
Pubblichiamo una interessantissima intervista a A. M. Manrique di Tendenza Nazional-Rivoluzionaria, realtà del Venezuela del Bolivarismo, a cura di Andrea Virga, nell’ottica di una condivisione di idee e proposte culturali al di fuori dei confini nazionali, uno degli obiettivi che fieramente ci impegniamo a portare a compimento.
1) Presenta te stesso e la tua organizzazione: come è articolata, da quando esiste e qual è la sua dimensione.
Il mio nome è A.M. Manrique. 26 anni, e lavoro come analista della sicurezza. La Tendenza Nazional-Rivoluzionaria del Bolivarismo è nata nel contesto dell’emergere dell’Alternativa Rivoluzionaria Popolare composta dal Partito Comunista del Venezuela e dal Movimento Rivoluzionario Tupamaros, che si profila nell’orizzonte politico come una Sinistra alternativa, che prende una posizione distante, tanto dalle deviazioni dell’esecutivo nazionale presieduto dal PSUV, tanto dall’opposizione apolide e traditrice (entreguista) vendute agli Yankees.
Tutti sono i benvenuti nella Tendencia, specialmente il popolo bolivariano e chavista. Tutto ciò che è richiesto al militante o al simpatizzante è mantenere una coscienza ultranazionalista liberata; che abiura assolutamente ogni forma di liberalismo sociale o morale; che abomina ogni forma di liberalità di coscienza, comportamento o economia; che professa un attaccamento ai valori tradizionali e cristiani del Venezuela Eterno, e un odio profondo e indeclinabile contro gli Yankees, i mercenari al servizio dell’imperialismo, i traditori e i degenerati sociali.
2) Quali sono le vostre principali radici e ispirazioni ideali, e il vostro paradigma politico?
Siamo ultranazionalisti. Le nostre radici principali sono i Caudillos e i Liberatori dell’Indipendenza del Venezuela. In particolare, Francisco de Miranda, che aveva concepito un progetto imperiale chiamato Incanato di Colombia che copriva l’intero Sud America, unificato e governato da due monarchi, chiamati Inca. C’è poi il pensiero del Padre della Patria Bolivar, dalle radici fortemente anti-oligarchiche, conservatrici e cattoliche, che riprende il pensiero di Miranda nella Colombia bolivariana: il mega-stato che comprendeva gli attuali territori di Panama, l’attuale Colombia, Ecuador e Venezuela. Crediamo che ci sia una linea di continuità tra Cristo, Miranda e Bolívar. Dal Bolivarismo incorporiamo elementi dei processi rivoluzionari fascista e comunista, senza cadere nell’imitazione servile e patetica, e chiamiamo ciò “Teoria Venezuelana”. A questo proposito, accettiamo il socialismo bolivariano del comandante Chavez, come un modo per combinare le tradizioni del bolivarismo con quelle del marxismo, ma cercando di non ripetere gli errori in cui è caduto il processo rivoluzionario e di andare sempre avanti. Dal fascismo abbiamo salvato l’idea dell’Impero che non sarebbe stato un Impero guerriero e sciovinista; ma, nelle parole di Gustavo Bueno, un Impero Generatore, un Impero Cristiano di Liberazione degli indigeni, degli umiliati, degli esclusi: così pensava il generale Miranda.
Ci troviamo all’estrema sinistra dello spettro politico, in quanto in lotta contro l’imperialismo yankee e la globalizzazione neoliberista. Allo stesso tempo, siamo aderenti alla quarta teoria politica.
3) In Italia, a causa dell’immigrazione italo-venezuelana, c’è abbastanza attenzione verso le vicende politiche del Venezuela, benché in genere basata più sugli slogan che su una conoscenza reale. La figura di Chavez aveva suscitato non solo l’ammirazione e il sostegno della sinistra radicale, ma anche dei settori più rivoluzionari della destra radicale. Tuttavia, di fronte alla crisi avvenuta con Maduro, prevale un giudizio molto critico nei confronti del governo venezuelano, sebbene il governo italiano, sotto l’influenza dei populisti del Movimento 5 Stelle, non avesse ufficialmente riconosciuto Guaidó come Presidente ad interim. D’altra parte, la destra, e soprattutto Fratelli d’Italia, erede del MSI, si è molto impegnata a favore della borghesia italo-venezuelana (tra cui il bisnipote del Duce, Caio Giulio Cesare Mussolini) e di Guaidó. Come vedete la situazione politica in Venezuela, e quali possono essere le soluzioni a questa crisi generale?
Riconosciamo Nicolas Maduro Moros come Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ma non possiamo assolutamente essere d’accordo con l’attuale amministrazione caratterizzata da corruzione, arrendevolezza (entreguismo) e compromesso borghese. In questo senso, comunisti e nazionalisti si sentono bolivariani, non possiamo essere d’accordo con queste deviazioni. Per questo è emersa l’Alternativa Popolare Rivoluzionaria, una nuova coalizione di partiti di sinistra, a cui partecipa la nostra Tendenza Nazional-Rivoluzionaria.
L’attuale amministrazione non è realmente socialista ma neoliberista e questo è pienamente dimostrato. Quindi, la cosiddetta crisi venezuelana è un’altra crisi del sistema capitalista. Il Venezuela non può essere considerato un Paese socialista sotto nessun punto di vista.
Noi della Tendenza pensiamo che la soluzione alla crisi passi attraverso la rettifica del Processo Rivoluzionario attraverso una Dittatura Bolivariana in cui tutti i diritti economici e politici sono annullati a beneficio della Nazione, del Collettivo. Solo la Nazione ed i suoi Organi Costituenti possono avere diritti. Nessun individuo è soggetto di alcun diritto. Il Venezuela non è veramente una dittatura; infatti è un paese dove c’è troppa libertà, liberalità, disordine, disorganizzazione. Non si può combattere il liberalismo economico senza schiacciare il liberalismo morale e culturale. In questo modo, proponiamo una dittatura moralmente conservatrice ed economicamente socialista. Per noi, il Politico ha un primato assoluto sull’Economico, per cui il socialismo venezuelano e bolivariano sarebbe un mezzo per diventare una potenza nell’emisfero occidentale politicamente integrata nella Grande Patria. La nostra idea di socialismo bolivariano è molto vicina alle concezioni di Spengler, senza trascurare i sistemi analitici del marxismo.
Infine, è molto difficile che un vero fascista della tradizione di Pavolini possa andare d’accordo con alcuna settore dell’opposizione venezuelana, dato il suo carattere apertamente traditore verso la Patria, e legato agli yankees: gli stessi yankees che bombardavano l’Italia nel 1945 uccidendo donne e bambini. L’opposizione venezuelana è un covo al servizio delle peggiori correnti del globalismo più marcio, nauseante e degenerato. Neanche continuare con il Madurismo è la soluzione. E non vogliamo tornare alla nauseabonda “Democrazia” precedente alla Rivoluzione. Vogliamo muoverci verso un modello post-democratico-post-liberale che proietti il Venezuela come una potenza nell’emisfero occidentale opposta all’agenda globalista nella regione. In questo senso vogliamo intensificare la guerra anti-yankee. Non promuoviamo in alcun modo la comprensione o la convivenza con i promotori della globalizzazione. Il globalismo vuole balcanizzare il Venezuela e ci sono già maledetti che dall’opposizione terrorista affermano cose simili. Pensiamo che la soluzione sia sviluppare il Movimento Nazional-Rivoluzionario al di fuori del Madurismo e dell’Opposizione, in amicizia con le altre correnti della sinistra chavista e bolivariana. È una soluzione a lunghissimo termine, che genera pensiero e idee politiche che possano riunire un’avanguardia e formare i quadri che guideranno il Nuovo Venezuela. Quindi, dalla nostra onestà rivoluzionaria, non promettiamo a nessuno posizioni o benefici attraverso la Tendenza Nazional-Rivoluzionaria; ma il più terribile dei sacrifici, che può comportare patire la persecuzione o la morte… ma come disse Ezra Pound: «L’uomo che non è disposto a rischiare i suoi ideali, o non vale niente o non valgono niente le sue idee». Questo è ciò che ci tocca come membri di questa generazione. All’opposizione terroristi, possiamo solo promettere il piombo e sangue se si azzardano a balcanizzare questa terra sacra; se toccassero un solo capello al popolo bolivariano e chavista, sarebbero polverizzati dalla furia nazional-rivoluzionaria. Voltiamo le spalle al Madurismo. Formeremo l’Ultranazionalismo Venezuelano nelle falangi dei giovani del socialismo e del conservatorismo che non abbandonano la Patria di Bolivar o del Negro Primero [Pedro Camejo, unico ufficiale afrovenezuelano nell’esercito indipendentista, ndt] nei suoi momenti peggiori.
4) Come vedete la situazione dell’America Latina e quali sono le vostre prospettive di integrazione continentale?
In America Latina si sta osservando un risveglio bolivariano dei popoli. Il Vento Bolivariano di Liberazione è arrivato in Cile, in Perù, in Colombia. Ovunque i popoli insorgono, si ribellano, combattono per i loro diritti sociali e nazionali; a volte senza armi in mano, solo con una pietra o con l’arma della coscienza. I venti bolivariani, sandinisti, peronisti e chavisti devono continuare a soffiare, muovendo le masse degli esclusi dalla periferia global-neocoloniale. È quindi un’ora storica. La pandemia del Covid-19 ha mostrato come il neoliberismo getta le persone nelle fauci della morte. Dobbiamo puntare sull’intensificarsi delle proteste contro l’oligarchia; per l’annientamento delle democrazie borghesi; per l’istituzione di governi patriottici e nazional-rivoluzionari. Così come tutte le nostre batterie sono puntate contro la destra neoliberista, devono anche essere puntate contro i fattori social-globalizzanti della “sinistra” indefinita, che mira a trasformare i movimenti nazional-popolari in locali notturni e reindirizzare la protesta in termini di rivendicazione dei diritti di minoranze che non hanno niente a che fare con la povertà dell’indio escluso e sradicato, del contadino assassinato dai paramilitari di destra. Noi stiamo con gli indios, con i poveri, che sono le maggioranze. Non vogliamo sapere nulla delle minoranze. Se non è povero, non ci interessa. Noi stiamo con i poveri, come lo era Cristo. La “sinistra” indefinita oggi imperversa in Argentina, dove consolida la dissoluzione e lo smantellamento neoliberista degli stati mentre spinge i programmi della degenerazione globalista con la legalizzazione dell’aborto, che fa parte di un piano imperialista per farla finita con noi, con gli indios, con quelli del Sud. Anche il madurismo fa parte della sinistra indefinita che sorge sempre per deviare le rivoluzioni.
Quello che vogliamo è dire al grande pubblico che l’alternativa a un Fernàndez non è un Bolsonaro, che l’alternativa a un Maduro non è un Álvaro Uribe; tutte le figure sopracitate sono legate in un modo o nell’altro al declino nazionale ed economico, alla resa di un popolo. Scegliere tra liberalismo di sinistra e liberalismo di destra è come scegliere tra una pallottola al ginocchio o una pallottola al gomito. Noi ultranazionalisti vogliamo proprio rompere questo paradigma. Rompere questo paradigma significa buttare via tutte le istituzioni liberali che sono emerse dalle nostre indipendenze tradite. Non pensare più in termini di democrazie, né di parlamenti. L’ultra-nazionalismo vuole un ritorno alle nostre tradizioni sudamericane di concezione iberica e indigena che non hanno mai saputo cosa fosse un parlamento liberale. Vuole un ritorno alle tradizioni bolivariane i cui approcci erano abbastanza autoritari, perché erano la prosecuzione dei nostri istinti politici. La Democrazia Venezuelana non è la Democrazia dei Parlamenti. Siamo un popolo pastorale; siamo emersi dal fondo di un’orda di guerrieri dalla savana e della pianura; Non vogliamo sapere di democrazie o diritti, che non ci appartengono; vogliamo la vittoria, come ai tempi della Montonera [forza guerrigliera irregolare, ndt] di José Antonio Páez [caudillo indipendentista e Presidente del Venezuela dopo Bolívar, ndt]. Questo è molto diverso. Siamo emersi dalle terre aride nella guerra contro gli spagnoli.